data evento: 29-11-2022

“L’aspetto più entusiasmante di questo lavoro è proprio la sua complessità”
Marta Zaramella è l’agente di prossimità del quartiere San Donato-San Vitale e ogni giorno lavora a stretto contatto con le comunità.

Ascolto, coinvolgimento e ricerca di soluzioni efficaci e innovative a bisogni emergenti in un’ottica collettiva. L’agente di prossimità ha un ruolo trasversale che affianca e si pone in costante dialogo con l’Amministrazione, i quartieri e con i cittadini, per affrontare in modo condiviso le nuove sfide urbane. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare il suo lavoro sul territorio 

Qual è, secondo te, il valore dell’agente di prossimità?
L’agente di prossimità ha un compito che, secondo me, è innanzitutto relazionale: la parte che più mi affascina del mio lavoro è quella di trovare vie per rafforzare il senso di comunità nei territori, affiancando l’Ufficio Reti e Lavoro di Comunità nel suo quotidiano. L’agente a mio parere ha il compito di accompagnare la comunità nel trovare voce all’interno delle trasformazioni cittadine, come ad esempio quelle portate avanti dalla Fondazione, nell’ottica di alimentare un pensiero collettivo anche a livello territoriale locale.

Il lavoro di prossimità pone al centro le relazioni con le comunità dei quartieri e della città, all’interno di una visione di più ampia che tiene insieme tutti i livelli della complessità dei processi urbani. Quali sono le competenze necessarie per svolgere questo ruolo?
Sono competenze trasversali e orizzontali: capacità di ascolto e mediazione, visione progettuale, project management e soprattutto curiosità.

Quali sono i principali bisogni del quartiere San Donato- San Vitale?
Il quartiere è molto grande e ha bisogni variegati.
Dato il capitale sociale del territorio, tra le priorità che evidenzierei vi è quella di promuovere pratiche di cultura diffusa, soprattutto in ottica multiculturale. Questo significa lavorare sia nella progettazione di progetti immateriali che rispondano a questo bisogno, ma anche di ragionare sulla valorizzazione e rigenerazione di luoghi generativi in cui si favoriscano processi di educazione, inclusione, scambio multiculturale e coesione sociale.
Alcune zone del quartiere San Donato-San Vitale presentano la compresenza di diverse fragilità: demografica, economica, sociale, anche data la forte presenza di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Tra gli obiettivi prioritari c’è quello di mettere in connessione servizi e spazi dove si possano favorire relazioni intergenerazionali, con una particolare attenzione alle esigenze delle fasce più vulnerabili, e sperimentando nuovi luoghi e modalità di azioni per mettere al centro i giovani, nello specifico gli adolescenti. Il quartiere inoltre esprime il desiderio di affrontare questi temi sempre di più in ottica di programmazione e progettazione condivisa, attraverso progetti interdisciplinari e percorsi collaborativi.

L’agente di prossimità conosce il territorio e le dinamiche urbane e sociali che lo animano, in costante dialogo con l’Amministrazione e i quartieri e con le comunità. Quali sono i luoghi più significativi e quali attività vengono realizzate?
Il quartiere è estremamente stimolante proprio perché vede la presenza di molti luoghi nei quali la comunità si attiva e si prende cura del territorio. Le realtà civiche del quartiere svolgono tutte un lavoro impattanate e significativo, con un grande coordinamento da parte dell’Ufficio Reti e lavoro di Comunità. Tra i luoghi che più mi hanno coinvolta in prima persona come agente di prossimità, menzionerei la Spina Centrale del Pilastro, che è e sarà oggetto di trasformazioni urbane per le quali la comunità ha dato importanti contributi: la creazione della Casa Gialla come luogo di socialità ed esplorazione creativa e culturale degli adolescenti, l’arrivo del tram e del Museo dei bambini e delle bambine, solo per citarni alcuni.
Inoltre, menzionerei il consolidamento e la traformazione della Rete delle Case di Quartiere verso il loro nuovo ruolo di presidi di welfare. In San Donato-San Vitale si tratta di otto Case, ognuna con la propria identità.

Quali le principali difficoltà e gli aspetti più complessi da gestire?

L’aspetto più entusiasmante di questo lavoro è proprio la sua complessità. È un lavoro che richiede tempo e cura, ma soprattutto un livello di concertazione e allineamento con interlocutori molto diversi tra di loro. Il dialogo deve essere costante e valorizzante allo stesso modo con soggetti diversi: l’adolescente che co-progetta uno spazio, l’associazione neo-insediata sul territorio, la grande cooperativa, gli Uffici Comunali, la politica.

Intervista di Silvia Santachiara. 

 

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